6 APRILE 2020
Un progetto europeo per misurare l’impatto positivo delle migrazioni come motore di sviluppo delle regioni rurali
“Tutto è iniziato con il lavoro di un network informale di ricercatori, ma anche di persone che si occupano di inclusione e accoglienza. Un progetto scientifico che incrociava progetti di accoglienza. Questo lavoro ha portato ad alcune pubblicazioni negli ultimi quattro anni, dal 2015, con un primo seminario in Bicocca a Milano.”
Andrea Membretti, senior researcher presso Eurach Research, un centro di ricerca fondato nel 1992 a Bolzano che svolge attività di ricerca nei settori della lingua e del diritto, delle minoranze e delle regioni autonome, nonché dell’ambiente alpino. E proprio il tema dell’immigrazione straniera nelle Alpi è stato il fattore di ricerca che ha messo in moto un processo di studio prima e progettuale poi.
“Per quattro anni, dal 2016 al 2019, abbiamo lavorato ad Allargre il network pan-alpino dalla Francia alla Slovenia, facendo ricerca su questo tema, producendo due libri in italiano, realizzati con il contributo di tutti, ricercatori e operatori, con analisi e raccolta di buone pratiche, che sono state la base per la creazione del network a dicembre 2019”, spiega Membretti.
“Seminari, network, ricerca per capire come trasferire questa conoscenza sul ruolo dei migranti nello sviluppo locale delle aree marginali, dall’accoglienza e dall’integrazione a un ruolo di agente di sviluppo locale- Questo è il cuore del progetto: capovolgere il senso della presenza migratoria, fino a indagarne fino in fondo le potenzialità di sviluppo per aree particolari.”
Ecco che nasce il progetto MATILDE, finanziato da un bando europeo Horizon2020, che sviluppa e testa un quadro concettuale e metodologico transdisciplinare per misurare l’impatto che la migrazione di cittadini di paesi terzi esercita sullo sviluppo locale nelle regioni rurali e montane di tutta Europa. I cittadini di paesi terzi sono un importante fattore di sviluppo socio-economico, tuttavia il loro impatto specifico in contesti territoriali montani e rurali è poco noto.
“Il progetto è partito a febbraio 2020 e comprende un’area di studio che va dalla Scandinavia alla Turchia. Ricercatori e stakeholders locali, società civile e operatori, istituzioni e cittadini sono coinvolti – racconta Membretti – Siamo partiti dai luoghi, non dai migranti, per rivitalizzare le aree marginali rurali montane. I migranti sono una risorsa effettiva per questi territori. E’ una bella sfida. A Bolzano, a febbraio, c’erano tutti. Ci saranno delle difficoltà, è normale, metteremo in campo corsi e coordinamenti, ma la mappatura della presenza e del ruolo dei migranti in tutti i territori coinvolti, che sono tredici in dieci paesi europei, porteranno a un’indagine allo stesso tempo accademica e di impatto economico-sociale.Il primo anno sarà dedicato a questo aspetto quantitativo, mentre dal secondo ci sarà un periodo di ricercazione nei territori che prevede il coinvolgimento dei gli stakeholders, (comprese le associazioni) per definire assieme l’impatto qualitativo dei migranti sui territori e le strategie da ipotizzare assieme. Non solo le buone pratiche, vogliamo arrivare a individuare tredici modelli di governance territoriali con migranti e aree interne.”
MATILDE, del quale Membretti è coordinatore scientifico, funzionerà con un consorzio a due livelli che riunisce istituti di ricerca e attori locali in nei territori coinvolti, per un progetto che co-costruisce la valutazione dell’impatto della migrazione ed elabora raccomandazioni per i policy makers e soluzioni di governance.
Il progetto intende “cittadini di paesi terzi” come una categoria inclusiva, che comprende tutte le persone di origine extra-UE che sono destinatarie delle politiche di integrazione: migranti economici e familiari, studenti e ricercatori, migranti altamente qualificati, richiedenti asilo, rifugiati e gruppi vulnerabili.
“Riportare l’attenzione sulle aree interne europee, i cosiddetti marginalized territories, rurali e montane in gran parte, è importante ed è la sfida principale”, spiega Membretti. “In queste zone inoltre, dove i migranti arrivano per cause di forza maggiore o per scelta o per necessità, l’inclusione degli stranieri può avere dinamiche particolari, dovute agli equilibri delle piccole comunità e ai rapporti di fiducia reciproca, perché diventino occasione di interazioni economiche e micro economiche che nelle grandi città sono molto più complesse.”
Alpine Refugees – Immigration at the Core of Europe (Cambridge Scholars Publishing)