17 MARZO 2021
La frontiera come destino
Esistono monumenti che celebrano il passato, altri che sono nati perché il passato non si debba ripetere. Allo stesso modo, senza essere opera di artisti o di governi, esistono luoghi simbolici che finiscono per portare un messaggio con la loro stessa storia.
È il caso del Comune di Brennero, eterno luogo di confine, di passaggio, di incontro e qualche volta di scontro.
La cittadina di Brennero, un comune diffuso di con i suoi 2mila abitanti, è un confine ad alto significato simbolico per i tirolesi, perché la frontiera del Brennero divide il Nord e il Sud del Tirolo da cento anni.
Attraverso quel passo, confine da sempre, son passati carovane e imperatori, dittatori e commerci.
Simbolico per gli emigranti sudtirolesi costretti a lasciare la loro terra durante il nazifascismo, poi per gli emigranti del dopoguerra, che a causa della povertà e della disoccupazione sono emigrati verso la Germania, e poi a partire del 1990 per la nuova immigrazione.
La provincia di Bolzano, in 30 anni, ha accolto circo 50mila migranti, ma tante migliaia di profughi e migranti hanno attraversato la provincia per raggiungere un paese del Nord europeo. A questo scopo hanno varcato il Brennero, ma da dal 2015 è diventato sempre più difficile. Il Brennero per loro è diventato un muro quasi insuperabile, e centinaia vengono spediti indietro ogni anno.
Perché esistono luoghi che sembrano avere il confine come un destino, ma sono sempre gli esseri umani che pongono barriere là dove ci sono sempre stati passaggi. Il Brennero è il valico meno alto per attraversare la barriera delle Alpi, tra quelle rocce nere hanno transitato le legioni romane di Druso e Tiberio e una sessantina di imperatori tedeschi diretti a Roma per farsi incoronare dal papa.
Era un viaggio faticoso e pieno di insidie attraverso le gole strette dell’Isarco popolate dai briganti. Goethe ci arrivò il 10 settembre 1786, nel suo viaggio in Italia, nel 1867, arrivò la ferrovia. Nel 1919 la divisione traumatica del Tirolo portò la linea del confine proprio lì dove nel corso dei secoli non c’era mai stata: il Brennero diventava la frontiera tra l’Austria e l’Italia. L’Alto Adige fu annesso e pochi anni dopo cominciò l’italianizzazione forzata della regione voluta dal fascismo.
Nel 1940 al Brennero si incontrarono Hitler e Mussolini, come tutte le frontiere il valico era zona di contrabbandieri che si muovevano agili sui sentieri di montagna intorno al passo. Per portare persone senza documenti da un paese all’altro si pagavano delle tariffe distinte per adulti e bambini.
Nel 1995 i governi di Italia e Austria posero fine a quel confine tra i loro stati, in uno spirito che anticipava quell’Europa unita e quegli accordi che oggi – per i cittadini europei che hanno meno di 30 anni – sono scontati, coma la libera circolazione delle persone e delle merci.
Un tempo era solo il sogno di alcuni coraggiosi, che ricordavano conflitti e divisioni, o accordi di dittatori. Oggi è realtà per milioni di persone, ma resta un confine per tante persone che, oggi come allora, passano i confini in cerca di una vita migliore.
di Christian Elia