12 MAGGIO 2021
Un fiume è, prima di tutto, vita. Attorno al fiume, da sempre, le comunità si fermano, coltivano, dissetano persone e animali. Il fiume, però, divide anche due sponde, sempre e comunque. Per questo il fiume è sempre vita, qualche volta è frontiera.
È il caso del fiume Kolpa, nella regione di Bela Krajina, in Slovenia, al confine con la Croazia.
Il fiume Kolpa scorre da sempre all’interno di quello che oggi è un parco nazionale unico per la ricca biodiversità che lo abita.
Un fiume non è mai uguale a sé stesso: il fiume Kolpa nasce come un pigro torrente di montagna, cresce, come una persona, fino a diventare un placido fiume di pianura. Tutta la zona è diventata, alla fine degli anni Novanta, un parco nazionale tra i più preziosi in Europa.
Una grande varietà di fauna e di flora, alberi monumentali come le felci che sono considerate monumento, grandi animali selvatici, come l’orso, il lupo e la lince.
Il fiume, però, è anche confine. Lo è stato nell’Impero Austro-Ungarico, quando segnava la divisione tra i territori legati a Vienna (la Slovenia) e Budapest (la Croazia), lo è stato poi durante la Seconda Guerra mondiale, fino a quando tutto è diventato Jugoslavia.
Ha conosciuto la guerra, il fiume Kolpa, quando la Jugoslavia si è dissolta in un conflitto che ha portato i primi profughi ad attraversarlo. Erano profughi interni, che poi però son diventati cittadini di nazioni differenti.
Ancora oggi, il fiume Kolpa è attraversato da persone in fuga dalla guerra. Lungo la Balkan Route, siriani e afgani, curdi e molti altri, passano questo fiume. I governi hanno costruito una barriera, lungo il fiume, un reticolato che non ferma i passaggi, ma che racconta di nuovi muri che attraversano l’Europa e che tutti pensavano di non vedere mai più dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989.
Il fiume Kolpa continua a scorrere, nel mezzo della storia, a cavallo tra confini e stati. Che lasciano dei segni, delle memorie. La Bela Krajina è un monumento anche alla biodiversità umana, Crnomelj è uno dei centri principali della regione.
Da questa regione, nei decenni, sono partite migliaia di persone per tutto il mondo in cerca di fortuna, tante altre ne sono arrivate nei secoli passati, quando essere confine voleva poter dire guerra e conflitto. Dalla Serbia, dalla Bosnia-Erzegovina, dal Montenegro, in fuga da combattimenti e invasioni, arrivavano coloni che in cambia della terra da coltivare e di una casa s’impegnavano a difendere i confini.
Oggi, che la guerra non c’è più, resta un crogiolo di lingue e culture, comprese minoranze linguistiche e religiose, come quella che unisce cristiani ortodossi e cattolici.
Una terra di mezzo, tra la storia e la natura, attraversata – ieri come oggi – da vite e persone, attraverso le barriere di ieri e di oggi.