04 MAGGIO 2021
“Un’esperienza come la nostra ti cambia la vita. Per sempre. Un progetto intenso, impegnativo, che ti assorbe il 100 % delle energie. Non puoi farlo a tempo perso, ti impegna a tempo pieno. Il nostro obiettivo è creare lavoro, nel rispetto del principio sacro che il lavoro va retribuito in modo giusto, ma di sicuro l’impegno è molto più di un lavoro. E le difficoltà sono state tante, in questi anni, ma le abbiamo superate, non ci siamo mai abbattuti, perché ci crediamo davvero.”
Rosa Vaglio, presidente dell’associazione Diritti a Sud, di Nardò, in provincia di Lecce, in Puglia, racconta così la storia di SfruttaZero, una filiera etica del pomodoro, dalla semina alla trasformazione. Nessuno viene sfruttato per la raccolta e tutte le altre fasi della lavorazione del cosiddetto ‘oro rosso’, la salsa di pomodoro, simbolo del ‘made in Italy’ che però si basa sullo sfruttamento dei lavoratori stagionali e sul caporalato in Puglia e in altre zone.
“Nel 2014 un’associazione di Bari, Solidaria, ha avuto l’idea e ha creato il nome. Poi hanno coinvolto noi, a Nardò, e da allora lavoriamo assieme. Un progetto nato dal basso, senza coperture né personali né generali, come una rivendicazione e una provocazione: dimostrare che anche senza mezzi, in piccolo, si poteva mettere in piedi una forma di lavoro che rispettasse i diritti dei lavoratori – racconta Rosa – Si è partiti da pomodori coltivati nei cortili, lavorando fianco a fianco, attivisti locali e lavoratori. Le due associazioni che hanno dato vita a SfruttaZero vengono da una storia di impegno e di lavoro con situazioni di vulnerabilità, come ad esempio il disagio abitativo, il precariato e lo sfruttamento lavorativo. L’attenzione ai lavoratori stagionali in agricoltura è stata la naturale conseguenza di questi percorsi. La conoscenza diretta delle persone che venivano sfruttate, a Bari e a Nardò, ci ha dato un quadro immediato della situazione. Molti di noi venivano da percorsi differenti, anche di studi all’estero, senza esperienze pregresse in agricoltura. Ci siamo approcciati a questa avventura come attivisti, mettendoci in rete e impegnandoci in prima persona.”
Oggi, sette anni dopo, SfruttaZero è una realtà straordinaria, che ha creato una filiera rispettosa dei diritti dei lavoratori – italiani e stranieri – in un settore, come quello agricolo, dove lo sfruttamento è feroce, in un settore che a livello fisico è massacrante e dove tanti braccianti stagionali vivono in condizioni durissime per una paga molto bassa.
“La prima produzione è stata di 2500 vasetti di salsa di pomodoro il primo anno, a Nardò, ora siamo a 30000 vasetti all’anno prodotti tra Bari e Nardo e quest’anno cresceremo ancora. Tutti hanno quello che è giusto: contratti, busta paga, contributi previdenziali, sicurezza sul lavoro, assicurazione”, racconta Rosa. “Siamo riusciti a restare una filiera autonoma, abbiamo rifiutato di entrare nella grande distribuzione, dove spesso il basso prezzo dei prodotti è possibile solo con lo sfruttamento dell’anello più debole del sistema: i lavoratori stagionali.”
Diritti a Sud e Solidaria sono tra le realtà che hanno generato FuoriMercato,un’associazione sindacale e al tempo stesso una rete di distribuzione nazionale ed autogestita, che garantisce il rispetto reale dei diritti dei lavoratori.
“La nostra filosofia, e il nostro funzionamento, è cooperativistico – assembleare. Alcuni di noi si occupano di logistica, amministrazione, degli ordini e della distribuzione. In totale, tra le due associazioni, lavorano tutto l’anno fino a otto persone, poi con la stagione – che inizia a giugno – tra Nardò e Bari sono almeno 35 i contratti che vengono stipulati. A tutti sono garantiti i diritti dei lavoratori. Ed è sempre l’assemblea che, al di là delle cariche formali, decide assieme. Ogni anno mettiamo via il 2% dei profitti, per una cassa di mutuo soccorso, con il quale sosteniamo progetti di altri o che utilizziamo per persone in difficoltà”, spiega Rosa. “I nostri principi, oltre al mutuo soccorso, sono i diritti dei lavoratori e la tutela di ambiente e natura. Per noi è fondamentale l’agroecologia, in una terra come la Puglia che per anni è stata sommersa di prodotti chimici per le logiche dell’agricoltura intensiva. Ecco, proviamo a essere un modello di società, di economia, di diritti. Siamo economicamente indipendenti, ma in questi anni abbiamo ricevuto dei sostegni da parte dell’ 8 permille della Chiesa Valdese, da parte di Banca Etica e da parte dell’azienda britannica Lush, vincendo nel 2019 il premio Lush Spring Prize.
In questi anni si è parlato molto di impatto reale rispetto a iniziative etiche come quella di SfruttaZero. Qual è il bilancio di questi anni? “Di sicuro la situazione è migliorata a Nardò, dove non esiste più il ghetto e dove sono aumentati i controlli nelle aziende, ma in Puglia i ghetti esistono ancora, come a Borgo Mezzanone. Resta la logica di legare il permesso di soggiorno al contratto di lavoro e troppi produttori non rispettano le regole. E questo non è un problema solo in Puglia o in Italia, ma in tutto il mondo. Il problema è la logica del mercato e dei costi sempre più bassi, che pagano i lavoratori. I miglioramenti sono solo di facciata, non bastano, anche se la società civile viene coinvolta di più rispetto al passato, ma è ancora tanto il lavoro da fare.”
Anche sul territorio. “Nardò ci conosce, sa quello che facciamo, ma non ha mai più di tanto dimostrato un grande entusiasmo nei nostri confronti e questo ovviamente mi dispiace. Inoltre la cittadinanza tende ancora ad essere piuttosto indifferente nei confronti delle condizioni dei lavoratori stagionali stranieri”, conclude Rosa.
di Christian Elia