Nel mese di settembre appena trascorso il 19% delle persone che hanno tentato la traversata dalla Libia è risultato morto o disperso.
E’ quanto emerge da un’analisi elaborata dall’Ispi, dal titolo “Il costo delle politiche di deterrenza“, a cura del ricercatore Matteo Villa, pubblicata oggi, 1 ottobre.
L’Ispi ha messo a confronto i dati Unhcr e Iom sugli sbarchi e le morti negli ultimi mesi, confrontando, in buona sostanza, i risultati – o almeno quelli purtroppo più visibili – delle politiche di Minniti prima e Salvini poi.
In particolare, l’istituto di ricerca con sede a Palazzo Clerici, Milano, ha suddiviso i dati in tre periodi: i dodici mesi precedenti al calo degli sbarchi: dal 16 luglio 2016 al 15 luglio 2017; il periodo delle “politiche Minniti”, dall’inizio del calo degli sbarchi all’entrata in carica del governo Conte: dal 16 luglio 2017 al 31 maggio 2018; il periodo delle “politiche Salvini”, successivo all’entrata in carica dell’attuale governo: dal 1 giugno al 30 settembre 2018.
Per quanto concerne i dodici mesi precedenti al calo degli sbarchi, si legge nel rapporto Ispi, «in Italia sono arrivate dal mare in maniera irregolare circa 195.000 persone. Con il passaggio alle politiche Minniti si è invece osservato un netto calo degli arrivi, proseguito in maniera molto lineare per circa 11 mesi».
Dunque, prosegue Villa, «utilizzando i dati su base giornaliera si può notare come, nei 12 mesi precedenti al calo degli sbarchi, in Italia arrivassero irregolarmente dal mare 532 persone al giorno (vedi fig. 1). Nel periodo che coincide con l’attuazione delle politiche Minniti, tale numero è sceso del 78%, per un totale di 117 persone al giorno. Il periodo che corrisponde alle politiche Salvini ha fatto registrare un’ulteriore riduzione degli sbarchi (circa 61 al giorno)».
Ma non sono calati i morti. Anzi.
«Questo settembre – continua l’Ispi – il 19% di chi sappiamo avere tentato la traversata dalla Libia è risultato morto o disperso – una percentuale mai registrata lungo la rotta del Mediterraneo centrale da quando si dispone di statistiche sufficientemente accurate.
Tuttavia, anche se rischio di morte rimane una variabile importante, non è quella dirimente: se dalle coste libiche partissero solo tre persone e una risultasse morta o dispersa, il rischio sarebbe altissimo (33%), ma la rilevanza politica dell’evento sarebbe molto bassa».
Nel periodo precedente al calo degli sbarchi, conclude nell’articolo Matteo Villa, «si stima che siano morte poco meno di 12 persone al giorno. Il periodo che coincide con le politiche Minniti è stato accompagnato da una netta diminuzione del numero assoluto dei morti, sceso a circa 3 persone al giorno. Ai quattro mesi di politiche Salvini corrisponde invece un nuovo forte aumento del numero di morti e dispersi, tornati ad aumentare fino a raggiungere le 8 persone al giorno».