26 OTTOBRE 2020
Rapporti e denunce documentano un sistema brutale che l’Ue conosce e nasconde
Dal 3 ottobre scorso, sono almeno 36 le persone respinte illegalmente dalla Croazia verso la Bosnia-Erzegovina. Secondo gli osservatori sul campo del Border Violence Monitoring Network (BVMN), formato da un gruppo di realtà della società civile, sono state registrate aggressioni fisiche di estrema violenza.
“Il ripetersi di questi attacchi ai migranti in un’area rurale di confine a sud-ovest di Velika Kladuša, in Bosnia-Erzegovina“, secondo BVMN, “suggerisce che la violenza è il prodotto di uno sforzo concertato e non casuale della polizia croata per scoraggiare il transito e brutalizzare i gruppi in viaggio con l’inizio dell’autunno”.
La denuncia degli attivisti viene confermata dal Danish Refugee Council (DRC) che, come raccontato dal Guardian, in un rapporto sulla situazione ha denunciato un’ondata di attacchi brutali in questa zona di confine, anche grazie a documenti audio – video – fotografici che sono stati raccolti dai migranti stessi.
In particolare, una serie di orribili casi si sono verificati nella zona di confine di Šiljkovača, fuori Velika Kladuša, nelle ultime due settimane.
“Le testimonianze raccolte dalle vittime dei respingimenti illegali sono terribili“, ha dichiarato presentando il report Charlotte Slente, segretario generale del DRC. “Più di 75 persone in una settimana hanno tutte denunciato in modo indipendente trattamenti disumani, percosse selvagge e persino abusi sessuali”.
“Tutte le persone intervistate hanno riportato ferite visibili da percosse (lividi e tagli), come risultato di presunte violenze della polizia croata“, si legge nel rapporto della DRC. “Secondo le dichiarazioni fornite dalle vittime intervistate (con prove visibili delle loro ferite), i respingimenti illegali comprendevano comportamenti brutali ed estremamente violenti, trattamenti degradanti, furto e distruzione di oggetti personali“. Una delle testimonianze include una denuncia di gravi abusi sessuali.
Tutto questo accade ogni giorno, tutto questo accade in Europa. Già a giugno di quest’anno, in maniera evidente, si era dimostrato come non si può parlare di disattenzione o indifferenza delle istituzioni europee verso il comportamento della polizia croata alla frontiera con la Bosnia-Erzegovina, ma di vera e propria complicità.
I funzionari dell’Ue vennero accusati di “scandaloso insabbiamento” per aver nascosto le prove del mancato controllo della polizia da parte del governo croato, ripetutamente accusato di rapina, abuso e umiliazione di migranti alle frontiere.
Le e-mail interne della Commissione europea, giunte al Guardian, rivelarono che i funzionari di Bruxelles temevano una reazione negativa quando hanno deciso di non divulgare la mancanza di impegno della Croazia in un meccanismo di monitoraggio che i ministri avevano precedentemente accettato di finanziare con i fondi dell’Ue.
Quanto tempo, quanto denaro pubblico, quanta energia viene impegnata ogni giorno per nascondere le violenze sui migranti? Perché non investire tutto questo nell’applicazione del Global Compact, per una migrazione legale e sicura? I risultati potrebbero migliorare decisamente, mentre l’Europa ritroverebbe la dignità della sua identità legata ai diritti umani.
di Christian Elia