Disprezzo letale

01 GIUGNO 2021

Il rapporto dell’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite racconta il fallimento delle politiche Ue e delle autorità in Libia nella protezione delle vite umane

I telefoni squillano, ma non risponde nessuno. Le navi delle ong o sono ferme per mille cavilli burocratici, o non riescono a intervenire sempre, per ogni allarme. Quando non si affonda, e si annega, sono tanti i respingimenti in Libia, verso la tortura e la detenzione in condizioni disumane.

Il quadro che emerge dal nuovo rapporto dell’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, intitolato Lethal Disregard, è terribile e accusa direttamente l’Unione europea e le autorità libiche di essere responsabili della morte di centinaia di migranti in viaggio sulla rotta del Mediterraneo.

Il rapporto ha lavorato sui dati delle operazioni di ricerca e salvataggio (SAR) e sulla protezione dei migranti nel Mediterraneo centrale, rivelando come le politiche e le pratiche dell’Ue e delle autorità libiche non sono riuscite a dare priorità alla vita, alla sicurezza e ai diritti umani delle persone che tentano di attraversare dall’Africa all’Europa.

Il documento, di 37 pagine, ha documentato casi di negligenza nella protezione dei diritti umani e ha denunciato come questi non siano tragiche anomalie, ma piuttosto conseguenze di “decisioni politiche e pratiche concrete da parte delle autorità libiche, degli stati membri e delle istituzioni dell’Unione europea, e di altri attori. Ogni anno le persone annegano “perché gli aiuti arrivano troppo tardi, o non arrivano affatto”, ha detto il capo delle Nazioni Unite per i diritti Michelle Bachelet, presentando il rapporto.

Il rapporto dice che gli stati membri dell’UE hanno ridotto le loro operazioni SAR e allo stesso tempo, le organizzazioni umanitarie sono state ostacolate nel condurre i salvataggi. Le navi private evitano sempre più spesso di aiutare i migranti in difficoltà a causa di contrasti sullo sbarco, sottolinea il rapporto.

 “La vera tragedia è che gran parte della sofferenza e della morte lungo la rotta del Mediterraneo centrale è evitabile”, ha detto Bachelet, invitando Tripoli e Bruxelles a riformare urgentemente le loro politiche SAR. “Quelli che vengono salvati […] vengono riportati in Libia che, come è stato sottolineato in innumerevoli occasioni, non è un porto sicuro”, ha detto Bachelet.

Nel 2020, almeno 10.352 migranti sono stati intercettati dalla guardia costiera libica e riportati in Libia. Nel 2019, il numero si attesta a 8.403, secondo i dati dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati UNHCR.

Tuttavia, quando i migranti vengono restituiti alla Libia, affrontano una serie di gravi violazioni dei diritti umani e abusi, ha sottolineato il rapporto e ha aggiunto che l’Unione europea ha incoraggiato i libici ad assumere più compiti di SAR.

“Nessuno dovrebbe sentirsi costretto a rischiare la propria vita, o quella delle proprie famiglie, su imbarcazioni insicure in cerca di sicurezza e dignità”, ha detto Bachelet.

“Ma la risposta non può essere semplicemente impedire le partenze dalla Libia o rendere i viaggi più disperati e pericolosi”, ha detto.  “Finché non ci saranno canali migratori sufficientemente sicuri, accessibili e regolari, le persone continueranno a cercare di attraversare il Mediterraneo centrale, non importa quali siano i pericoli o le conseguenze”.

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di Christian Elia