Economia italiana: il contributo dei migranti

19 OTTOBRE 2020

Sono almeno 500 milioni di euro i proventi del lavoro degli immigrati alla ricchezza del paese

Producono ricchezza e impattano molto poco sulla spesa pubblica, per un saldo positivo di 500 milioni di euro. Questo è il contributo dei lavoratori stranieri all’economia italiana.

Lo racconta l’edizione annuale 2020 del Rapporto annuale sull’economia dell’Immigrazione dal titolo Dieci anni di economia dell’ immigrazione, a cura della Fondazione Leone Moressa, redatto con il contribuito della Cgia di Mestre e il patrocinio dell Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), dei ministeri degli Esteri e dell’Economia e dell’Università Cà Foscari di Venezia.

Secondo lo studio, in Italia, le tasse e i contributi dei lavoratori stranieri valgono 18 miliardi. Secondo i ricercatori, se avvenisse una regolarizzazione dei lavoratori immigrati privi di documenti, questo introito aumenterebbe di 360 milioni annui. 

In Italia, gli impiegati stranieri producono il 9,5% del PIL, ovvero 147 milioni di euro, un dato in crescita rispetto al 9% dello scorso anno, ma il potenziale è frenato da lavoro nero e dalla presenza irregolare.

L’Italia, dal 2011, ha progressivamente chiuso la porta agli immigrati extra-comunitari in cerca di lavoro, che per entrare in Italia hanno potuto usare solo i ricongiungimenti familiari o le richieste d’asilo. Oggi gli occupati stranieri in Italia sono 2,5 milioni e negli ultimi dieci anni sono aumentati di 600 mila unità (+31% dal 2010). È un’occupazione concentrata prevalentemente nelle professioni meno qualificate, pertanto al momento è complementare rispetto all’occupazione italiana.

I lavoratori stranieri sono prevalentemente uomini (56,3%) e 7 su 10 hanno un’età compresa tra 35 e 54 anni. Oltre la metà ha come titolo di studio la licenza media, mentre solo il 12% è laureato. Il valore aggiunto generato dai lavoratori stranieri è di 146,7 miliardi di euro, pari 9,5% del Pil. Valore ridimensionato, evidenzia il Rapporto, da presenza irregolare, lavoro nero e poca mobilità sociale. Altro aspetto sottolineato nel rapporto è che gli stranieri sono in aumento, ma gli ingressi per lavoro sono in calo. Dal 2010 ad oggi gli stranieri residenti in Italia sono passati da 3,65 a 5,26 milioni (+44%), arrivando a rappresentare l’8,7% della popolazione (e superando il 10% in molte Regioni).

I nuovi permessi di soggiorno sono complessivamente diminuiti del 70%, a causa di una riduzione drastica di quelli per lavoro (-97%): gli stranieri (extra-comunitari) oggi arrivano soprattutto per ricongiungimento familiare o motivi umanitari. Nel documento un capitolo è dedicato all’espansione delle imprese straniere. Nell’ultimo decennio l’imprenditoria straniera, infatti, è stata uno dei fenomeni più significativi: gli imprenditori nati in Italia sono diminuiti (-9,4%), mentre i nati all’estero sono aumentati (+32,7%).

Le nazionalità più numerose sono Cina, Romania, Marocco e Albania, ma la crescita più significativa si registra tra gli imprenditori del Bangladesh e del Pakistan. Il 95% delle imprese a conduzione straniera è di proprietà straniera “esclusiva”, quindi senza soci italiani. Le imprese straniere producono un valore aggiunto di 125,9 miliardi, pari all’8,0% del totale. L’incidenza maggiore si registra nell’edilizia (18,4% del valore aggiunto del settore).

Per quanto riguarda l’impatto fiscale per l’Italia ci sono più benefici che costi. I contribuenti stranieri in Italia sono 2,29 milioni e nel 2019 hanno dichiarato redditi per 29,08 miliardi e versato Irpef per 3,66 miliardi. Sommando addizionali locali e contributi previdenziali e sociali si arriva a 17,9 miliardi. Oggi il saldo tra entrate (Irpef, Iva, contributi, ecc.) e costi (scuola, sanità, pensioni, ecc.) dell’immigrazione è ancora positivo (+500 milioni). Gli stranieri sono giovani e incidono poco su pensioni e sanità, principali voci della spesa pubblica. Ma i lavori poco qualificati e la poca mobilità sociale – avverte lo studio – possono portare nel lungo periodo ad un saldo negativo.

di Christian Elia

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