In Italia ci sono circa 5.144.000 residenti stranieri, l’8 per cento del totale della popolazione, un numero stabile dal 2013. La Germania ne conta 9,2 milioni, la Francia 4,6 milioni, la Spagna 4,4 milioni. Non siamo né il paese con il più alto numero di immigrati né quello che ospita più rifugiati e richiedenti asilo. Anche i migranti sbarcati in Italia sono diminuiti: 21.041 fino a settembre 2018, -87,4 per cento rispetto allo stesso periodo, i primi nove mesi dell’anno, del 2017. Nessuna invasione, insomma.
E nessuna invasione sta investendo nemmeno il continente europeo. In Europa infatti gli stranieri sono 38,6 milioni; nel 2017 c’è stato sia un calo drastico degli attraversamenti irregolari delle frontiere, diminuiti di 9 volte rispetto al 2015 sia delle richieste d’asilo (-43,5% rispetto al 2016).
Sono solo alcuni dei dati presentati oggi, 25 ottobre, in contemporanea in tutte le Regioni italiane, in occasione del lancio dell’ultimo Dossier Statistico Immigrazione, realizzato dal Centro Studi Idos, con Confronti e il sostegno dei fondi Otto per Mille della Tavola Valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi e la collaborazione dell’UNAR/Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Tra i diversi seminari organizzati per la presentazione del dossier, giunto alla 28^ edizione, a Roma l’appuntamento ha visto la partecipazione di padre Alex Zanotelli, Luigi Manconi, direttore dell’UNAR, Aboubakar Soumahoro, sindacalista Usb, Luca Anziani, vice presidente della Tavola Valdese, Luca Di Sciullo e Antonio Ricci, presidente e vice presidente del Centro Studi e Ricerche Idos e Claudio Paravati, direttore del Centro Studi Confronti.
Al centro dell’incontro, tanti temi e numeri del fenomeno migratorio che capovolgono letteralmente gli stereotipi, svelando molte fake news dilaganti sul tema. Ad esempio, sul fronte dell’occupazione, la totale infondatezza della presunta competizione tra italiani e stranieri.
Dei 2.423.000 occupati stranieri (pari al 10,5 per cento di tutti gli occupati) ben i due terzi svolgono professioni poco qualificate e un terzo di queste persone sono sovra istruite rispetto le mansioni che svolgono. E un dipendente italiano guadagna in ogni caso oltre il 25 per cento in più rispetto a uno straniero.
Le differenze, il gap tra stranieri e italiani investono non solo il lavoro ma tutte le sfere della vita sociale e privata. A fronte di importanti segni di radicamento, il dossier sottolinea ancora numerosi problemi di gestione e di inserimento: dalle seconde generazioni alle quali è stata negata di fatto la possibilità di acquisire la cittadinanza fino al sistema di accoglienza, dai permessi di soggiorno alle difficoltà del mercato della casa, fino agli episodi di razzismo, con l’aumento esponenziale dei discorsi d’odio razzista.