13 GENNAIO 2021
La rotta balcanica e le quotidiane violazioni dei diritti umani
Il Border Violence Monitoring Network (BVMN), in collaborazione con il Parlamento europeo (nello specifico con il gruppo GUE/NGL), ha pubblicato, in due volumi, per un totale di 1500 pagine, il Libro nero dei respingimenti
Si tratta di una raccolta di 892 testimonianze che descrivono nel dettaglio le esperienze di 12.654 migranti e richiedenti asilo, i cui diritti umani sono stati violati. Nel volume sono inoltre contenute altre informazioni sul contesto dei paesi della rotta balcanica.
Il BVMN è una rete di ONG che operano da anni tra la Turchia e l’Italia, lungo quella rotta migratoria che esiste da sempre, ma che dal 2015 in poi è diventata una delle più battute dai migranti e dove si registrano violenze e discriminazioni.
In particolare il rapporto lavora su casi di respingimento illegale di richiedenti asilo e migranti alle frontiere dell’Unione Europea e sulla violenza che li accompagna. Il documento è stato trasmesso al Parlamento europeo alla Commissaria Ylva Johansson, responsabile degli affari interni.
Mappe, foto, dati e storie raccontano e verificano le testimonianze raccolte in Grecia, Italia, Croazia, Slovenia e Ungheria. Il materiale raccolto dimostra come le pratiche che sarebbero esercitate lungo le frontiere esterne dell’Europa siano sistematiche e non casuali.
Secondo BVMN, le autorità dei Paesi menzionati nel “libro nero” non hanno risposto alle domande poste loro e si sarebbero limitate a smentite. Il documento della rete BVMN analizza in profondità, questa volta, quella che, secondo Hope Barker, portavoce del gruppo, sembra “una pratica sistematica in corso”, aggiungendo che, peraltro, la realtà della violenza sarebbe molto più diffusa di quanto hanno potuto registrare gli inquirenti.
Nel primo libro si parla di Italia, Slovenia, Ungheria, Grecia e dei Balcani mentre il secondo volume è dedicato a quanto accade in Croazia.
Le testimonianze, più dure per alcuni Paesi (Croazia, Ungheria) che per altri, coinvolgono la polizia, l’esercito e le guardie di frontiera. Sempre secondo le ONG, sono state evidenziale pratiche ricorrenti di furto, reclusione, violenza – anche contro minori -, sparatorie con lo scopo di spaventare, firme estorte da documenti non tradotti. I migranti raccontano di come siano stati “trascinati per terra come sacchi di immondizia, spinti in un fiume e colpiti dal lancio di pietre o fatti aggredire da cani”.
Da anni le organizzazioni di volontariato denunciano gli abusi, soprattutto in Croazia: i migranti e i richiedenti asilo vengono sistematicamente picchiati, derubati e respinti. Solo tra gennaio e novembre 2020, il Consiglio danese per i rifugiati ha registrato 15.672 respingimenti dalla Croazia alla Bosnia-Erzegovina, segnalando che in più del 60% dei casi, si è trattato di respingimenti violenti. Del resto le immagini fotografiche non lasciano spazio a dubbi. In più di 1500 pagine, la violenza sempre negata dalle autorità nazionali viene documentata.
Non solo le autorità croate hanno sistematicamente negato le accuse, sottolineando l’assenza di valide prove, ma le varie ONG, tra cui proprio BVMN, o i loro membri, sono stati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sia dal governo croato che da quello greco.
Anche l’Italia è sotto accusa: la polizia di frontiera di Trieste e Gorizia ha respinto illegalmente 1.240 migranti e richiedenti asilo tra gennaio e metà novembre 2020 (il 420% in più rispetto al 2019). Diversi di loro sono stati respinti a catena fino in Bosnia, dove la situazione è precipitata: in migliaia sono abbandonati al gelo, nei boschi.
di Christian Elia