25 MAGGIO 2021
Dopo molto tempo tornano alla ribalta le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla
Come spesso succede, nei media, è ancora una volta un’immagine a cogliere il senso di un racconto. L’operatrice della Croce Rossa spagnola che soccorre e consola un ragazzo disperato che è appena arrivato a nuoto ha scosso le coscienze, solo perché è stato raccontato.
Viene alla mente il piccolo Aylan Kurdi, annegato su una spiaggia turca, che nel 2015 – per una breve stagione – portò all’idea di aperture di corridoi umanitari, subito richiusi, riportando la Balkan Route alla sua condizione di percorso a ostacoli.
In poche ore, oltre le barriere che circondano le enclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla, sono arrivati oltre 6 mila richiedenti asilo. Non era mai accaduto, né saltando le barriere che circondano i due territori, né tentando via mare di arrivare a nuoto.
Sulla spiaggia di Tarajal sono arrivati veicoli blindati e soldati inviati da Madrid, il governo spagnolo ha comunicato di aver respinto 2.700 persone verso il Marocco, mentre per 1500 minori non accompagnati verranno prese misure adeguate.
Come era già accaduto a febbraio 2020 al confine tra Grecia e Turchia, e con le isole Canarie tra l’autunno e l’inizio del 2021, è ancora una volta una crisi diplomatica a scatenare una crisi umanitaria.
Secondo le ricostruzioni della stampa spagnola e le dichiarazioni della diplomazia del Marocco, il motivo scatenante della sospensione dei controlli da parte della polizia marocchina rispetto ai migranti è dovuta alla scelta di Madrid di dare accoglienza a un leader politico inviso a Rabat, ospitato per curarsi dal Covid-19. Il governo spagnolo ha smentito che i due fatti siano legati, ma resta un tema che ormai è radicato nella politica Ue rispetto alle migrazioni.
Come era accaduto un anno fa per la Turchia, il Marocco ha utilizzato politicamente le vite di queste persone. Sono oltre 30 milioni di euro i finanziamenti che il Marocco riceve per controllare i flussi. Gli aiuti sono destinati a finanziare i costi di pattugliamento e vigilanza delle frontiere marittime e terrestri. Il Marocco sottolinea spesso di non avere mezzi sufficienti per contrastare i flussi migratori irregolari e chiede di frequente sostegno economico. Rabat stima in 434 milioni di euro i costi annuali della lotta all’immigrazione illegale.
Il problema, al di là degli investimenti, resta irrisolto e il Patto sull’immigrazione e l’asilo non segna un cambio di passo: l’esternalizzazione delle frontiere, a pagamento, non ha un impatto positivo e rende l’Ue ricattabile a livello politico a seconda delle condizioni interne ed esterne (basta pensare alla Libia) del paese terzo coinvolto.
Quante altre crisi drammatiche dovremo guardare in televisione per vedere reagire le istituzioni europee? Quante altre vittime o quanti altri respingimenti illegali – perché è ovvio che non c’è stato il tempo di identificare tutte le persone che la Spagna ha respinto in poche ore – ci saranno prima che si cambi rotta?
Il Global Compact, ad oggi, resta l’unico strumento che portava nel dibattito sulle migrazioni delle soluzioni pratiche, che creano alternative all’immigrazione illegale, che prevedono dei corridoi umanitari, che si concentrano anche e soprattutto sui contesti di partenza per lavorare a risolvere le cause che portano le persone a partire.
Le situazioni come quelle che abbiamo visto in questi giorni a Ceuta e Melilla, dove migliaia di persone diventano lo strumento di conflitti politici, finiscono per alimentare l’immagine di ‘invasione’ che nella realtà non esiste, ma che i media veicolano anche loro malgrado.
È tempo di agire, è tempo di investire in un cambio di rotta e non in una logica di sicurezza che non funziona e che rende l’Ue ricattabile e che mette in pericolo le vite di migliaia di persone.
A Ceuta e Melilla, normalmente, i passaggi sono pochissimi. E spesso letali, perché le barriere sono state alzate ogni anno, mentre in cima alle reti c’era il filo spinato che feriva gravemente chi tentava di scavalcare. Oggi la Spagna ha il progetto di sostituire le reti e il filo spinato con un muro enorme, che sarà il più grande d’Europa. L’intervento costerà oltre 17 milioni di euro. Siamo sicuri che sia la soluzione?
di Christian Elia