26 GENNAIO 2021
I dati di un rapporto raccontano un punto di vista opposto a quello dominante
È finalmente arrivato il momento per una nuova narrativa sulla migrazione in Africa?
Un rapporto si concentra su come vengano raccontate di più le persone che attraversano i confini alla ricerca di pascoli ancora vitali, rispetto a chi attraversa mari e oceani per migrare, una narrazione per sfatare le percezioni e i miti comunemente diffusi sulla migrazione africana e sui migranti africani.
Secondo il primo Africa Migration Report, infatti, il 94% delle persone che attraversano mari e oceani dai paesi africani per raggiungere altre destinazioni lo fanno attraverso canali regolari. Queste persone viaggiano per affari o per motivi di studio, prendono aerei e passano attraverso aeroporti e confini terrestri ufficiali.
Un rapporto che rivela una realtà sconosciuta e sottovalutata, perché nessuno la racconta. Uno studio che presenta la migrazione africana come prevalentemente intra-africana e sottolinea come gli africani rappresentano solo il 14% della popolazione migrante globale, gli asiatici il 41% e gli europei il 24%.
Il rapporto è frutto del lavoro di quasi tre anni tra l’Organizzazione Internazionale per la Migrazione, l’Agenzia ONU per la Migrazione e la Commissione dell’Unione Africana, con l’obiettivo di sfidare le false narrazioni sulla migrazione africana con fatti e dati, indicando tre sfide chiave.
La prima è che la migrazione come disciplina scientifica non si è ben consolidata nelle istituzioni accademiche di istruzione superiore in Europa. I pochi ricercatori africani sulle migrazioni sono, a loro volta, largamente influenzati dal pensiero delle opinioni accademiche dominanti sull’argomento. Il risultato è che le prospettive non africane sulla migrazione sono trasposte in Africa, costringendo il continente a vedere la migrazione e la mobilità in Africa attraverso il prisma di un problema da risolvere piuttosto che come realtà della vita che è, se ben gestita, una risorsa anche per i paesi di arrivo.
In secondo luogo l’attuazione delle politiche migratorie da parte degli stati membri dell’Unione Africana, molto progressiste a parole, diventa statica nella sua applicazione pratica.
La revisione del Migration Policy Framework for Africa, nel 2018, offre un’opportunità all’Ua e ai suoi membri di riconoscere l’importanza di forti quadri politici e istituzionali per gestire più efficacemente la migrazione come una componente chiave dello sviluppo piuttosto che solo come un problema da risolvere.
In terzo luogo non c’è molto in termini di cooperazione attiva e continua e di condivisione di informazioni tra i paesi sulla migrazione. Questo, a sua volta, impedisce la raccolta di dati significativi e comparabili che potrebbero informare i responsabili politici delle tendenze continentali e, così facendo, contribuire a garantire decisioni politiche più incisive a livello continentale e regionale.
Servono maggiori sforzi per assicurare che le piattaforme di dialogo sulla migrazione esistenti riuniscano i decisori politici africani in materia di migrazione per delibere sostenute che sfocino in una cooperazione pratica, fondata su una cultura dell’informazione e della condivisione dei dati.
Le preoccupazioni sulla migrazione irregolare dall’Africa verso altre regioni del mondo devono essere ascoltate, ma non a spese degli interessi africani che sono legati all’oltre 80% degli africani che sono continuamente in movimento all’interno del continente.
Un approccio africano alla migrazione proteggerà prima di tutto il popolo africano.
di Christian Elia