22 GIUGNO 2020
Sono quasi 80 milioni le persone che devono abbandonare la loro casa, un numero senza precedenti: il rapporto annuale Unhcr
Mai così tanti sfollati, mai così difficile tornare a casa. Questo è quanto emerge dal rapporto annuale pubblicato settimana scorsa dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Sono circa 79,5 milioni di persone gli sfollati registrati nel 2019.
Questa cifra, secondo quanto ha detto Filippo Grandi, direttore dell’Unhcr, rappresenta “circa l’1% della popolazione mondiale. Per sfollati, l’Unhcr intende il numero globale di persone in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni nei paesi d’origine.
Il rapporto, nel dettaglio, racconta come il numero dei rifugiati è aumentato di 9 milioni rispetto all’anno precedente. Siriani, venezuelani, afghani, sud sudanesi e rohingya apolidi sono i più colpiti. Di queste persone, circa il 73% chiede asilo in un paese vicino.
Drammatico anche il numero dei rientri: meno di 400mila rifugiati sono tornati a casa nell’ultimo decennio, contro una media di 1,5 milioni negli anni Novanta. Il numero di persone costrette a lasciare la propria casa, nel mondo, era di circa 40 milioni dieci anni fa, ha detto Grandi, che ha commentato: “Quindi è praticamente raddoppiato. E non vediamo questa tendenza diminuire”.
Quasi 46 milioni di persone erano sfollate all’interno del proprio Paese alla fine del 2019, mentre altri 26 milioni erano fuggiti oltre confine come rifugiati. Circa 4,2 milioni erano richiedenti asilo. Altri 3,6 milioni di venezuelani sfollati all’estero sono stati contati separatamente.
Circa 11 milioni di persone sono state “sfollate di recente” nel 2019, molte delle quali provenienti da pochi di Paesi e regioni, secondo il rapporto: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan e Myanmar sono la fonte di quasi due terzi degli sfollati all’estero.
“Con la comunità internazionale così divisa, così incapace, così incapace di fare la pace, purtroppo la situazione non smetterà di crescere, e sono molto preoccupato che il prossimo anno sarà ancora peggio di quest’anno”, ha dichiarano Grandi.
Inoltre, le restrizioni e le frontiere chiuse a causa della pandemia COVID-19 hanno rallentato il processo, ma senza riuscire a fermare le guerre, i conflitti, la violenza, la discriminazione.
La maggior parte dei paesi poveri e a medio reddito – che ospitano circa l’85% dei rifugiati nel mondo – sono stati relativamente risparmiati dalle peggiori conseguenze della crisi del coronavirus.
Secondo l’Unhcr, la regione che preoccupa di più, al momento, è l’America Latina e il Sud America e in particolare i paesi che ospitano molti milioni di venezuelani che sono invece molto colpiti dalla pandemia. Secondo Grandi: “L’’impatto economico potrebbe essere ancora devastante. Le misure di isolamento in molti Paesi hanno lasciato molte persone disoccupate, senza il sostegno a queste persone e alle loro comunità potrebbero iniziare ulteriori movimenti di popolazione”.
L’Unhcr ha chiuso la presentazione del rapporto esortando la comunità internazionale a fare di più, continuando a concedere asilo alle persone in difficoltà, nonostante le chiusure delle frontiere e le misure di isolamento.
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di Christian Elia