Siklósnagyfalu

“Il progetto è diventato reale per me quando il primo incontro dei partner a Lampedusa ci ha riunito, da diversi paesi europei, sia ONG che enti locali. È stata un’esperienza determinante incontrare persone che cercavano tutte soluzioni a una sfida comune in tutta Europa. Eravamo tutti uniti dall’obiettivo di diffondere la solidarietà e la comprensione come obiettivo comune del progetto”, racconta Zsofia Tornoczi, di Cromo Foundation.

“Cromo Foundation è stata creata nel 2002 per contribuire alla cooperazione locale e regionale di attori non governativi, commerciali e governativi e quindi per rafforzare una società partecipativa, attiva e democratica in Ungheria e in Europa”, spiega Zsofia. “Crediamo nella cittadinanza attiva e nella democrazia locale e diamo ai giovani la possibilità di mobilitarsi nelle loro comunità. Vogliamo vedere organizzazioni locali ben gestite ed efficaci; cittadini locali attivi e impegnati nella partecipazione; comunità locali vibranti e sostenibili; una società inclusiva e tollerante”.

“Era importante per noi in Ungheria conoscere le migliori pratiche dall’estero su come gli altri paesi affrontano la migrazione e come comunicano su di essa – racconta Zsofia – e sentire il sostegno della rete, anche per condividere messaggi semplici per tutti i cittadini ungheresi”. La sede di Cromo Foundation è a Budapest, ma lavora in tutto il paese e ha collaborato come partner con il comune di Siklósnagyfalu, un borgo di circa 400 abitanti al confine con la Croazia, tanto che la minoranza croata è molto numerosa e gli scambi tra i due paesi sono continui.

“Purtroppo, dato che era difficile condividere buone notizie dall’Ungheria e avere un dialogo sulla migrazione, a causa della propaganda e dei regolamenti anti-migrazione nel paese, è diventato importante conoscere e condividere le migliori pratiche dall’estero”, spiega Zsofia. “Il nostro obiettivo era che la gente media ungherese conoscesse le pratiche positive sull’argomento, in contrasto con quelle negative in Ungheria. Stare alla Porta d’Europa a Lampedusa e vedere come altre nazioni ricordano e sono solidali con persone dal destino difficile, mi ha dato speranza e mi ha rafforzato”.

Parlando di Siklósnagyfalu e del confine, come potremmo raccontarlo? “La contea di Baranya è una zona svantaggiata, dove guadagnarsi la sussistenza quotidiana è una sfida e la gente non ha accesso ai media indipendenti, quindi può essere facilmente ingannata”, racconta Zsofia. “Attualmente non c’è un flusso migratorio verso l’Ungheria. La gente non incontra i rifugiati o i richiedenti asilo, quindi non ha un’esperienza personale; è informata solo dai media dominati dal governo e dalle intimidazioni. Ecco perché è molto importante condividere messaggi basati sui fatti per rafforzare la solidarietà in questa regione”.

In questo processo di informazione e di consapevolezza, oltre che nel raccontare le buone pratiche, quanto ha funzionato Snapshots? “Speriamo che i nostri messaggi abbiano raggiunto il maggior numero possibile di persone, che siano così meglio informate e in grado di pensare criticamente quando si tratta della questione della migrazione – risponde Zsofia – La cognizione attraverso le immagini e i film ha un effetto molto forte quando non c’è la possibilità di esperienze personali. Lo strumento più importante per formare l’atteggiamento è l’incontro personale e l’apprendimento di storie umane reali. Tuttavia, questo non è stato sempre possibile durante il progetto Snapshots, anche a causa della pandemia. Concentrarsi su concorsi fotografici e cinematografici internazionali e mostre per fotografi e cineasti dilettanti e portare queste mostre con workshop di supporto nelle regioni svantaggiate potrebbe essere un’azione preziosa”.